Nel West sopravviveva il più forte; non sempre, però, il più coraggioso. Fu terra di battaglie, la Frontiera, si sa, battaglie tra razze ed eserciti diversi, tra uomini bianchi e rossi, tra soldati di lingue differenti, provenienti da lontani paesi d’oltreoceano. Questo libro racconta nel dettaglio tre storie che danno una straordinaria lezione di dignità e coraggio, e che, a distanza di oltre un secolo, riecheggiano ancora di uno straordinario urlo: mai arrendersi! Protagonisti sono uomini reali, divenuti con il tempo leggende, perché se di loro non è sopravvissuta la carne, non si può dire lo stesso dello spirito. Le tre emblematiche vicende toccano alcuni degli episodi più importanti della storia della Frontiera, americana quanto messicana: l’assedio di Alamo, la battaglia di Camerone e le guerre dei Seminoles. Si passa così dalla forza morale dei Texani, che si sacrificarono per affermare il diritto alla libertà della nazione che desideravano costruire, alla Legione Straniera, che con un pugno di uomini tenne testa all’esercito messicano, fino ai Seminoles, gli indiani che mai si arresero. Al centro del libro ci sono questi uomini, divenuti con il tempo eroi e soprattutto esempi di virtù e forza, uomini che non si sono piegati all’altrui violenza, nemmeno nei momenti più drammatici e cupi, e sono andati incontro al loro ineluttabile destino. Niente e nessuno è riuscito a fermarli e la morte è stata solo il coronamento dei loro ideali di coraggio e onore, doti che hanno permesso di continuare a ricordarli come veri e perfetti Indomabili.
Così dice la sinossi del libro. Io non l’ho ancora letto ma è un dato di fatto che, se pur Alamo è abbastanza conosciuta come vicenda, non si può dire altrettanto dell’eroica battaglia di Camerone e della storia degli indiani Seminoles della Florida. Tre eventi chiave della storia americana rivivono dalla penna di Luca Barbieri, che come sempre sa cosa scrivere e come scriverlo, come ci spiega lui stesso a proposito di Gli indomabili del selvaggio West:
Sono cresciuto guardando Rocky, guardandolo rialzarsi dopo ogni singolo pugno ricevuto.
Niente era mai abbastanza per tenerlo giù, a terra; eppure, pensavo, sarebbe stato facile arrendersi, con la bocca gonfia di sangue e di dolore rappreso. Perché, allora rialzarsi? Me lo sono chiesto un centinaio di volte, finché non sono stato io a essere buttato a terra; e allora ho capito. Quando mi hanno buttato giù, e sarebbe stato facile rimanere a terra, e mi sono rialzato, nonostante tutto, allora ho capito.
E poi c’è stato Daredevil, l’eroe Marvel cieco e dotato di una specie di sonar, come i pipistrelli. Non è però quello il suo superpotere, non lo sono i sensi ipersviluppati né l’agilità. Lo è la rabbiosa determinazione di un ragazzino cresciuto con un semplice comandamento nella testa: mai arrendersi. E’ ciò che urla al cielo, il Diavolo Custode di Hell’s Kitchen, quando, con le ossa spezzate dai colpi di Kingpin, si rialza. Comunque e nonostante tutto. Anche se sarebbe stato più facile stare giù, a terra.
Rocky Balboa e Daredevil, e il terreno sul quale rimbalzano. Sembra fatto di gomma, perché li respinge, li ributta sempre in piedi.
Questo libro non parla di Rocky e Daredevil, sebbene in qualche modo lo faccia e sia, in ogni caso, a loro dedicato; questo perché da loro nasce, come tantissime altre cose che mi attraversano gli occhi della memoria.
Ma nemmeno parla del Far West, se non incidentalmente. Perché il luogo dove una storia si svolge non è importante quanto ciò che vi accade. Potrebbe essere la Frontiera americana, il Mezzogiorno italiano attraversato dalle fiammeggianti cariche dei Garibaldini, i boschi fradici di pioggia dove i nazisti cercavano di snidare le bande partigiane, oppure altri, disseminati come chiodi sulla superficie diseguale di un mappamondo.
Dovunque, nel mondo, c’è stato, c’è e ci sarà chi preferisce lasciarsi cadere a terra e chi, dopo esservi stato gettato a forza, si è rialzato.
Questo libro, in definitiva, parla di uomini e racconta la loro storia; uomini della Frontiera americana perché, sì, per me è quello il luogo per eccellenza del Sogno, la terra a mezza via tra la realtà più cruda e l’ideale più irreale. Ma nel leggere le prossime storie, non dimenticate mai che sono successe davvero. Non sono favole. Per questo il loro esempio vale così tanto.
Ciò che quelle storie hanno da dirvi, in fondo, è facile: anche se la strada più comoda da prendere è quella di stare giù, a terra, e guardare da un’altra parte, e chiudere gli occhi, e svenire, basta ripetersi in testa una cosa: mai arrendersi.
Il resto viene da sé.
Niente era mai abbastanza per tenerlo giù, a terra; eppure, pensavo, sarebbe stato facile arrendersi, con la bocca gonfia di sangue e di dolore rappreso. Perché, allora rialzarsi? Me lo sono chiesto un centinaio di volte, finché non sono stato io a essere buttato a terra; e allora ho capito. Quando mi hanno buttato giù, e sarebbe stato facile rimanere a terra, e mi sono rialzato, nonostante tutto, allora ho capito.
E poi c’è stato Daredevil, l’eroe Marvel cieco e dotato di una specie di sonar, come i pipistrelli. Non è però quello il suo superpotere, non lo sono i sensi ipersviluppati né l’agilità. Lo è la rabbiosa determinazione di un ragazzino cresciuto con un semplice comandamento nella testa: mai arrendersi. E’ ciò che urla al cielo, il Diavolo Custode di Hell’s Kitchen, quando, con le ossa spezzate dai colpi di Kingpin, si rialza. Comunque e nonostante tutto. Anche se sarebbe stato più facile stare giù, a terra.
Rocky Balboa e Daredevil, e il terreno sul quale rimbalzano. Sembra fatto di gomma, perché li respinge, li ributta sempre in piedi.
Questo libro non parla di Rocky e Daredevil, sebbene in qualche modo lo faccia e sia, in ogni caso, a loro dedicato; questo perché da loro nasce, come tantissime altre cose che mi attraversano gli occhi della memoria.
Ma nemmeno parla del Far West, se non incidentalmente. Perché il luogo dove una storia si svolge non è importante quanto ciò che vi accade. Potrebbe essere la Frontiera americana, il Mezzogiorno italiano attraversato dalle fiammeggianti cariche dei Garibaldini, i boschi fradici di pioggia dove i nazisti cercavano di snidare le bande partigiane, oppure altri, disseminati come chiodi sulla superficie diseguale di un mappamondo.
Dovunque, nel mondo, c’è stato, c’è e ci sarà chi preferisce lasciarsi cadere a terra e chi, dopo esservi stato gettato a forza, si è rialzato.
Questo libro, in definitiva, parla di uomini e racconta la loro storia; uomini della Frontiera americana perché, sì, per me è quello il luogo per eccellenza del Sogno, la terra a mezza via tra la realtà più cruda e l’ideale più irreale. Ma nel leggere le prossime storie, non dimenticate mai che sono successe davvero. Non sono favole. Per questo il loro esempio vale così tanto.
Ciò che quelle storie hanno da dirvi, in fondo, è facile: anche se la strada più comoda da prendere è quella di stare giù, a terra, e guardare da un’altra parte, e chiudere gli occhi, e svenire, basta ripetersi in testa una cosa: mai arrendersi.
Il resto viene da sé.
Sono quindi felice ed entusiasta di segnalarvi quest’altra fatica di Barbieri, che in un mondo editoriale “western” arido e agonizzante è una cascata di pioggia fresca e vitale!
Bravissimo Luca, e avanti tutta!
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