La prima tappa, e quindi la prima parte del libro, è la Storia con la s maiuscola, ossia il resoconto di quel che avvenne in quei sanguinosi quattro anni, quando tra fratelli ci si ammazzò (malamente, visti i carnai delle battaglie) per motivi che non sono solamente quelli che da anni cercano di propinarci. E proprio a questo proposito Stefano smitizza tanti luoghi comuni, in primis appunto quello delle motivazioni della Guerra civile, che non furono solamente legate all’annosa questione della schiavitù. Devo dire in tutta onestà che il capitoletto “Prima della guerra”, che spiega proprio cosa ci fu alle origini dello scontro, spicca particolarmente per l’ottima capacità riassuntiva che se ne infischia di ripetere a pappagallo che la guerra scoppiò a causa della schiavitù e invece va a fondo nei problemi che in quel periodo gli Stati Uniti stavano affrontando e che mettevano ancora più in luce l’esistenza di due società (Nord e Sud) praticamente il contrario l’una dall’altra: i faccia a faccia, il muro contro muro, non potevano quindi che portare alla soluzione più estrema, ossia la guerra.
E tra una dettagliata cronologia e il racconto della guerra sul mare (navi corazzate, incrociatori, sommergibili – i primi della storia) scorrono i profili degli uomini più importanti, la storia degli italiani che combatterono sia tre le file nordiste che tra quelle confederate, il ruolo delle donne, il racconto del fronte occidentale con le battaglie che si combatterono in Arizona e New Mexico, e altri aspetti – spesso poco o nulla conosciuti e altrettanto spesso poco approfonditi persino nei libri – interessanti di quella guerra fratricida. Tutto, e Stefano ci tiene a sottolinearlo, senza avvantaggiare nessun punto di vista ma cercando piuttosto di dare voce ad entrambe le parti in causa. Io invece ci tengo a precisare, come del resto fa lo stesso Jacurti, che questa parte del libro non è una vera e propria “storia” della Civil War, bensì, come dice il titolo stesso del libro, sono appunti e considerazioni senza nessuna pretesa di “omogeneità cronologica”.
La seconda “tappa” del libro è il resoconto del viaggio che Stefano ha fatto a teatro nei panni del generale Grant (che nella parte storica trova molto spazio, insieme al generale Lee, a Lincoln, a Stonewall Jackson e a tanti altri…) in una serie di spettacoli dove l’attore romano “monologava” raccontando la vita di quello che dopo la guerra sarebbe diventato il Presidente degli Stati Uniti. Il percorso successivamente avrebbe incluso anche il generale Lee e una parte centrale sul West.
L’ultima parte, la terza, è invece la rassegna dei film più meritevoli ambientati nella (o durante) la Guerra Civile, titoli tra cui spiccano senz’altro Il buono, il brutto e il cattivo, Via col vento e Glory.
In appendice c’è pure una simpatica galleria di immagini,
una decina di pagine che raccolgono fotografie e disegni (a colori e in bianco
e nero).
Poiché, bibliograficamente parlando, di libri sulla Civil War in italiano ce ne sono pochi (sebbene negli ultimi anni le pubblicazioni siano aumentate), questo Appunti sulla Guerra Civile Americana di Stefano Jacurti potrebbe essere un degno compagno di lettura ai tomi più studiati, sia per le considerazioni dell’autore (che non è uno storico ma che studia la Civil War sin da ragazzo) che per i dettagli della guerra che decide di illuminare, come detto prima poco considerati negli altri libri.
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