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Io Stefano non l'ho mai conosciuto di persona, purtroppo, ma eravamo costantemente in contatto su Facebook. Molte volte ho avuto il piacere di taggarlo quando inserivo la recensione di un film o di un libro, spesso scusandomi per la mia invadenza con i tag, ma lui non se ne preoccupava minimamente e mi rispondeva sempre con cortesia. Commentavo molti dei suoi post e ogni giorno attendevo la pubblicazione sperando sempre in qualche bel consiglio di romanzo, che puntualmente seguivo. E infatti molti dei thriller che ho in casa provengono dalle preziose indicazioni di Stefano. Con lui, come si può ben immaginare, discutevo soprattutto di western e sono felice di sapere che apprezzava i miei articoli sulla Far West Gazette.
Ma chi era Stefano Di Marino? Senz'altro il più prolifico autore italiano. Nel corso di una trentina d'anni di carriera, l'autore milanese ha scritto oltre 200 libri, tra i quali spiccano quelli della serie del Professionista, da lui creata più di 25 anni fa per Segretissimo e da allora costantemente pubblicata in edicola. Ironia della sorte, proprio il giorno in cui è morto usciva il suo ultimo romanzo su Segretissimo. Con i suoi romanzi ha toccato ogni genere narrativo: noir, thriller d'azione, giallo (con la serie di Bass Salieri per i gialli Mondadori), fantascienza, fantasy, horror e naturalmente western. Attivissimo anche con la saggistica, ha scritto manuali di arti marziali, di viaggi, di fumetti e saggi su tantissimi aspetti del cinema, dallo spionaggio alla guerra al... western. Sì perchè Stefano era un grandissimo amante del West, dichiaratamente più verso il versante degli indiani che su quello dei bianchi. La sua ultima opera western è stata il saggio, uscito poche settimane fa, Comanche. Vivere e morire alla frontiera del West, ma di lui sono noti anche la storia degli Apache e la guida al cinema western. Sul versante della narrativa, invece, è stato più prolifico e molti dei suoi lavori sono anche stati segnalati e recensiti da me su questo blog.
Ma parlare di Stefano solo come romanziere sarebbe riduttivo: in realtà lui era anche traduttore, soggettista di fumetti (scrisse un soggetto per Martin Mystere e uno per Tex), insegnante di arti marziali e editor.
Adesso Stefano non c'è più e il vuoto che ha lasciato è enorme. Spero che, dovunque adesso sia, abbia trovato la pace e continui a sfornare le sue storie, magari mentre cavalca lungo le grandi praterie del cielo.
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