giovedì 7 luglio 2022

"Terror on the Prairie" (2022), ossia il western involontariamente ridicomico

Spesso, dopo aver visto film come Terror on the Prairie, mi chiedo com'è possibile che produttori, sceneggiatori e registi possano produrre simili schifezze. Come fa un produttore, leggendo la sceneggiatura di Terror on the Prairie, a dare l'ok alla realizzazione? E anche ammettendo che in copione il film sembra buono, come fa a non vedere che il prodotto finito è così pessimo che non dovrebbe uscire nemmeno dalla sala di montaggio? Sono tutte domande che rimarranno senza risposta, ma ciò che si vede difficilmente può essere frainteso: Terror on the Prairie è un film ignobile.
Sostanzialmente non c'è molto da dire. Già l'esile soggetto (donna assediata da banditi ex confederati in cerca di vendetta contro il marito) potrebbe stare bene a malapena in un cortometraggio: figuriamoci quindi cosa diventa sviluppato in un film di quasi due ore. Ma è proprio la sceneggiatura ad essere fuori da qualsiasi logica: dei personaggi si mostra una cosa e la si lascia lì (il bambino sa sparare, la madre è depressa), i cattivi sono una macchietta, i buoni sono stupidi, scelte totalmente illogiche dei personaggi infarciscono il film e lo rendono ridicolo. La cosa peggiore, che si presenta costante per tutto il film, è proprio quest'ultima: la protagonista, in una situazione in cui la logica e il buonsenso diventano istintivi e non devi stare a cercarli, fa tutto l'opposto, e per tutto il film si trova i nemici chiari e nitidi davanti alla canna del fucile ma non spara MAI (se non una volta sola). Automaticamente le scene diventano patetiche: gente che si muove al rallentatore, tutti sotto il tiro di tutti, e nessuno (NESSUNO) che spara (dando così il tempo, cioè un'eternità, all'avversario di mettersi al riparo) o che colpisca il nemico; case date accidentalmente a fuoco nel tentativo di mandare una segnalazione d'aiuto; e via di questo tenore. Nemmeno nelle Comiche, insomma. Proprio come la scena del marito che di botto, così senza senso, arriva a cavallo nel punto dove viene tenuta prigioniera la moglie e si butta dall'alto sopra uno degli aguzzini così da venire catturato come il pollo che effettivamente è. La scena dell'inseguimento al fiume, poi, farebbe invidia agli sketch di Stanlio e Ollio.
Vabbè, lasciamo perdere che è meglio. Ma la protagonista due parole le merita: Gina Carano è una ex lottatrice di arti marziali, forse la più famosa al mondo tra le donne. Ecco, cosa ci azzecca con il western una donna con le spalle larghe tre metri nel ruolo di una pioniera rincoglionita? Certo, come da prassi da pioniera depressa da quella vita diventa in una notte una pistolera giustiziera (senza nessuna giustificazione, se non che da bambina viveva a St. Louis) ma è chiaramente l'antitesi del western. È cosi avulsa dal genere e intrappolata nel suo stesso personaggio di attrice (ha interpretato numerosi film d'azione come tipa d'acciaio) che nella scena finale salta come un grillo pure con un proiettile in pancia (manco una ferita di striscio)!
Ma c'è qualcosa che si salva in questo film? Fotografia, paesaggi, armi e costumi fanno una buona impressione, ma anche se si è appassionati di queste cose (come me) non si possono passare due ore solo a guardare quel fucile Henry o come viene usato quello Sharps o contare i colpi di un revolver o notare le fondine, i cappelli, le camicie...

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