sabato 29 ottobre 2016

Il caso Bauman: strani incontri nel vecchio West

Il folklore della Frontiera è pieno di leggende, superstizioni, strani fatti e creature leggendarie. In particolare nella cultura dei nativi esiste tutto un pantheon di entità malevole, demoni che in varie forme passano nel nostro piano temporale per cibarsi o per incutere terrore (e di cui mi piacerebbe approfondire con un articolo apposito, prima o poi). Come molti sicuramente sanno, la leggenda indiana più famosa è quella del Wendigo, un demone cannibale, diffusa soprattutto tra le tribù del nord. Secondo alcuni appassionati è proprio il Wendigo la creatura con cui due trapper, durante una battuta di caccia, ebbero sfortunatamente e tragicamente a che fare. La storia – che è diventata famosa come “il caso Bauman” – ci è raccontata nientemeno che da Teddy Roosevelt, che la riportò nel suo libro del 1890 The Wilderness Hunter.

Il futuro presidente degli USA raccolse quest’incredibile incontro direttamente dalle labbra di Bauman, e a quanto pare è l’unico ad essere stato messo al corrente di quel tragico evento, poiché il suo libro è l’unica fonte dove tale storia è riportata. Anche la figura di Bauman è parzialmente avvolta dal mistero. Secondo quanto riporta Roosevelt, questo Bauman era un trapper di origine tedesca, coriaceo e selvaggio come tutti i cacciatori di pellicce, rotto a qualsiasi esperienza. Una ricerca rivela che un tale Carl L. Bauman, nato in Germania nel 1831, lavorò proprio come trapper in Montana durante gli anni 60 dell’Ottocento, e se è la stessa persona della storia di Roosevelt abbiamo quindi anche una data indicativa, visto che lo stesso Roosevelt non la riporta. Il luogo dove tutto si svolse combacia anche con la vita di Carl L., e cioè la zona del Salmon River in Montana.

In questo territorio Bauman e un altro amico stavano battendo le foreste alla ricerca di un buon posto dove piazzare le loro trappole per i castori. Dopo aver legato i cavalli in una radura facilmente raggiungibile, si addentrarono tra la fitta vegetazione, che rendeva arduo il cammino. I due trapper erano al corrente della sinistra reputazione che aveva quel posto: anni prima un cacciatore solitario era stato ritrovato da alcuni cercatori d’oro mezzo divorato da quella che sembrava una grossa bestia che lasciava impronte enormi. Ma Bauman e il suo pard non erano evidentemente tipi facilmente impressionabili, poiché decisero ugualmente di provare qualche trappola. Raggiunto un buon posto per l’accampamento – una radura circondata da alti pini – vi lasciarono le loro cose e si incamminarono verso monte lungo un torrente, alla ricerca dei punti più adatti dove piazzare le esche per i castori. Quando, al tramonto, fecero ritorno al campo, notarono che il riparo che avevano costruito era stato distrutto e che i loro attrezzi e rifornimenti erano stati saccheggiati e sparsi ovunque. Senza darci troppo peso, ricostruirono il riparo e accesero un fuoco; alla luce di una torcia il pard di Bauman studiò le impronte lasciate dall’aggressore e scoprì che erano molto evidenti e diverse da quelle di un orso, perché disse al compagno: «Bauman, quell’orso camminava su due zampe». Bauman rise ma dopo una discussione e un ulteriore esame delle impronte ammise che quelle non erano tracce di uomo. Con ciò, i due si sistemarono per la notte nelle loro coperte, sotto la tettoia che avevano costruito.

A mezzanotte Bauman venne svegliato da alcuni rumori, e le sue narici vennero invase da un odore immondo di bestia selvatica. Poi vide, a poca distanza, l’ombra più scura di una forma umana; agguantò il fucile e sparò a quella sagoma. Capì di non averla colpita perché sentì che si allontanava nella foresta, calpestando il sottobosco. Quella notte i due trapper non dormirono e rimasero a fare la guardia col fuoco acceso.

Il giorno dopo, al ritorno dalla caccia, videro di nuovo il campo saccheggiato e di nuovo quelle impronte, che indicavano in modo sempre più chiaro la presenza di qualcosa che si muoveva su due zampe. Decisero di accendere un fuoco più grande del solito e di stare tutta la notte a fare la guardia. Quella notte videro l’enorme massa scura dell’intruso muoversi intorno a loro, emettendo un verso stridulo e sinistro, mentre probabilmente li teneva d’occhio. All’alba decisero di raccogliere tutto e andarsene da lì.

Lungo il cammino si fermarono per riprendere le trappole, che erano tutte vuote, e per tutto il tempo ebbero la sensazione di essere seguiti e sentirono rumori di rami spezzati tra la boscaglia. A mezzogiorno si divisero: Bauman sarebbe andato a recuperare le ultime trappole, presso uno stagno, e il suo socio avrebbe predisposto l’accampamento.
Bauman rimase più tempo del previsto a recuperare le trappole, e si rimise in marcia solo quando si accorse che era quasi il tramonto. Roosevelt ci racconta la marcia di Bauman verso l’accampamento, mentre passa sotto gli alti pini, a passo silenzioso ma con una evidente paura. Lo stesso Roosevelt ritiene strana questa paura, per uomini come Bauman sempre in lotta con le avversità della natura.
Quando il trapper giunse nei pressi del campo, chiamò l’amico ma non ottenne risposta. Richiamò ancora ma di nuovo fu solo silenzio. Quando sbucò nella radura vide che il fuoco era quasi spento ma con un filo di fumo che ancora si alzava nel crepuscolo. Poi vide il suo amico: giaceva ai piedi di un tronco e aveva il collo spezzato e i fori di quattro grosse zanne sulla gola squarciata. Il corpo era ancora caldo, l’accampamento era nuovamente distrutto e tutto intorno c’erano le impronte di quella bestia che li aveva assediati negli ultimi due giorni. Bauman capì che la creatura doveva aver assalito l’amico da dietro, camminando senza far rumore; gli aveva tirato con violenza la testa all’indietro, rompendogli di netto il collo, mentre gli affondava le fauci nella gola. La cosa strana, come sembra evincersi dallo scritto di Roosevelt, era che il corpo dell’amico di Bauman non era stato divorato, neanche in parte.
A quel punto Bauman, nel timore che la creatura fosse ancora nei paraggi, raccolse il fucile e si incamminò a passo veloce fino alla radura dove con il suo socio aveva lasciato i cavalli a pascolare. Gli animali erano ancora lì e Bauman saltò in groppa e si lasciò quanto più velocemente possibile quella zona maledetta alle spalle.

E questa è dunque la storia narrata a viva voce da Bauman a Roosevelt, che poi la riportò nel suo libro. Secondo quanto scrive il poi futuro presidente, «[Bauman] deve aver creduto in quello che raccontava, perché in certi punti della storia riusciva appena a trattenere un sussulto; ma egli era di discendenza tedesca, e da piccolo deve essere stato senza dubbio circondato da storie di fantasmi e di mostri. Sicché molte paure e superstizioni erano latenti nella sua testa; inoltre, conosceva bene le storie indiane che si raccontavano nei bivacchi invernali, storie di spettri, creature della neve, demoni informi che infestavano le profondità delle foreste […]. Può essere successo che, quando fu colpito dalla sorte del suo amico, e dal terrore dell’ignoto, attribuì, sul momento e a sangue freddo, cause soprannaturali a quello che era semplicemente l’attacco violento di una bestia selvaggia. Ma se fu davvero così oppure no, nessuno può dirlo». Roosevelt sembra dunque avere una spiegazione razionale alla storia di Bauman. Ma la creatura misteriosa sembra pure collimare con la descrizione del famoso Bigfoot (che sarebbe la versione americana dello Yeti), nonostante l’apparenza di quest’ultimo sembri innocua e comunque più vicina ad una scimmia che ad una “bestia selvaggia” e sanguinaria.
Gli studiosi del Wendigo, pure, non hanno nulla su cui fondare le loro ipotesi, se non altro per il fatto che la creatura di Bauman non ha mangiato la sua vittima (e il Wendigo è un mostro cannibale).
Personalmente, pur essendo un appassionato di misteri – alieni, fantasmi, creature misteriose – non sono mai stato colpito dalla figura del Bigfoot/Yeti. In base a ciò che Roosevelt ha lasciato scritto, non credo dunque si sia trattato del Sasquatch (altro nome con cui viene chiamato il Bigfoot) ma piuttosto di un qualche animale selvatico e particolarmente grosso.

Sono venuto a conoscenza della storia di Bauman durante la ricerca di cortometraggi western-horror su Youtube. In particolare uno, diretto da Matthew Barber, si intitola Windigo Origins ed è dichiaratamente ispirato alla vicenda Bauman, anche se ne cambia vari elementi. Vi lascio lo streaming qui sotto, il film dura sette minuti e non è per niente male.


Link utili

http://www.bigfootencounters.com/classics/bauman.htm (dove potete leggere il testo intero scritto da Teddy Roosevelt)

http://weekinweird.com/2014/01/06/truth-be-told-roosevelts-wendigo-survivor-identified/

Nessun commento:

Posta un commento