sabato 29 agosto 2020

[Recensione] Meadow City

Secondo quanto afferma l'autore nella premessa, questa storia è basata su fatti realmente accaduti nel 1880 in Arizona, in una cittadina chiamata Meadow. Quanto ci sia di vero e quanto di fantasia ci è impossibile da appurare, poichè Vigna ha intrecciato entrambi i piani per poter scrivere questo libretto in forma di romanzo breve. Ma proprio per questo forse avrebbe fatto meglio a scegliere una sola strada: o quella del romanzo tout-court o quella del saggio memorialistico da cui la storia è stata sviluppata. È purtroppo ovvio, nella lettura, che entrambi realtà e finzione non sono ben coesi. In primis per l'uso “scellerato” (mi si permetta il termine) delle note storiche a piè di pagina: numerose, spesso inutili ma soprattutto lunghissime, una scelta che purtroppo spezza troppo frequentemente il ritmo della lettura della vicenda principale. A mio avviso una gran parte si poteva omettere (il lettore di western è bene al corrente del significato di molti termini peculiari del genere e della Storia e di informazioni storiche “di base”) e il resto comunque tranquillamente accorciare in una o due righe.
Ad ogni modo, purtroppo anche il romanzo in sé non è del tutto soddisfacente. In poche parole la trama verte sull’arresto di un ragazzo e sul padre ranchero che vuole liberarlo dalla prigione dove è custodito dal marshal e dal suo aiutante. Alla lettura risulta subito evidente l’eccesso di stereotipi (di personaggi, di trama, di linguaggio) con cui è farcita la storia. Siamo sempre lì: l’uomo di legge integerrimo e incorruttibile, il vecchietto che lo aiuta, la matrona grassa del saloon, la prostituta bella e buona, il ranchero prepotente e il figlio arrogante, l’ostilità tra il ranchero e il contadino, l’assedio (anzi il mezzo assedio) della prigione, il pastore fuori di testa, manesco e ossessionato dal rigore religioso, e via di questo passo… Una carrellata che forse poteva andare bene in un western degli anni Cinquanta o in un romanzo di Louis L’Amour, ma che oggi risulta indigesta, perlomeno in una tale quantità. E a proposito dei vecchi western, anche se la vicenda è basata su fatti reali è palese che Vigna ha preso spunto da un pugno di film del sottogenere cosiddetto urbano, in particolare la famosa trilogia di Howard Hawks con John Wayne protagonista: Rio Lobo, El Dorado e soprattutto Un dollaro d’onore, di cui alla fin fine Meadow City è un remake in forma scritta (basti pensare che un personaggio del romanzo si chiama Angie Wayne…). Infine, anche la scrittura è spoglia (e non è un bene), asciutta e concisa (ed è un bene), con pochi riferimenti all’atmosfera e all’ambientazione puramente western ma almeno altamente leggibile, a disposizione di un ritmo senza alti né particolari bassi (a parte il primo capitolo che introduce fatti e personaggi e che voglio considerare non-narrativo perchè è il manifesto del tell, don't show). E se l’autore voleva dare un senso di suspense in quello che è il "climax", secondo me non ci è riuscito.
In conclusione, Meadow City poteva sicuramente essere migliore. Se da un lato la lettura risulta veloce e breve (solo 116 pagine), dall’altro è sterile, affossata da tutto un insieme di già visto e rivisto, una quantità spropositata di stereotipi e di note a fondo pagina difficili da digerire senza che ti infastidiscano. Insomma, un’occasione sprecata da parte di un autore che, per il curriculum che ha, poteva fare decisamente di molto meglio. Non me la sento né di consigliarlo né di sconsigliarlo: se volete fare un primo passo nel mondo del western Meadow City è un esempio di come il genere è stato tanti anni fa (ma non posso non dire che non è certo l’esempio migliore) al cinema e spesso nei romanzi (ma persino L’Amour non era così stereotipato…) e quindi potreste apprezzarlo; altrimenti, questo romanzo non aggiunge nulla al genere. A voi la scelta. Io posso solo aggiungere che l’editore, Resh Stories, è una realtà con un occhio di riguardo alla letteratura di genere quindi potreste dargli un’occhiata, magari in digitale: www.reshstories.com.

Aggiornamento (5-9-2020): L'editore mi fa sapere che in realtà la base storica su cui si basa il romanzo non esiste, ma è un espediente narrativo e sono tutti eventi e personaggi inventati dall'autore. Purtroppo ciò non cambia il giudizio sul libro. Ringrazio Resh Stories per il chiarimento.

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