sabato 18 giugno 2022

L'ora della furia (Firecreek, 1968)

Dopo qualche mese torno a recensire un film western e questa volta mi sono buttato su un titolo un po' nascosto e poco conosciuto, anomalo anche per i miei gusti che, come sapete, tendono decisamente più verso l'intrattenimento e l'azione. Il film di cui sto parlando è L'ora della furia (ma il titolo originale, Firecreek, è decisamente più accattivante) del 1968, diretto dal veterano del genere Vincent McEveety (con dietro un'infinità di regie televisive tra cui Bonanza, Gunsmoke e Alla conquista del West) e interpretato, tra gli altri, dagli altrettanto veterani Henry Fonda, James Stewart e Jack Elam. Questo film piuttosto minore nella filmografia di questi tre giganti è un western psicologico tipico di quegli anni (proprio quando il fenomeno degli spaghetti western era al proprio culmine) e dei decenni precedenti e lascia davvero poco, pochissimo spazio, se non negli ultimi 10-15 minuti, all'azione. In realtà la vicenda della banda di banditi guidata da Fonda, che si ritrova nell'inutile villaggio di Firecreek dove James Stewart è un "mezzo sceriffo" in attesa che partorisca la moglie, fa perno sulla psicologia dei personaggi e sui temi dell'autostima, dei rimpianti/rimorsi, del proprio passato... Firecreek è un villaggio di falliti (come dice il droghiere) e di vigliacchi che nulla fanno per difendersi dai soprusi dei banditi e dal linciaggio di un povero stalliere, l'unico (e il meno probabile) che aveva provato a difendere e difendersi. Le cose sostanzialmente resteranno così se non per Stewart e per la nipote dell'albergatore, che tra intromissioni sentimentali e rispetto di sè, dopo molti schiaffoni presi e tanta autocommiserazione, reagiranno negli ultimi minuti di fuoco del film.
In alcune scene fa anche capolino il tipico bigottismo religioso americano ma anche il rifiuto del passato e la vigliaccheria (o la paura?) di chi non è capace di reagire non solo a favore di un innocente umiliato ma neanche verso se stessi.
L'ora della furia non è una vicenda alla Northfield o Coffeyville, dove gli abitanti si ribellarono rispettivamente alla banda di Jesse James e a quella dei Dalton prendendoli a fucilate, ma è il climax solo di pochissimi abitanti di Firecreek capaci di un serio esame di coscienza e di rispondere alla chiamata del proprio rispetto.
Un film dai tempi dilatati, poco ritmato e abbastanza statico, con alcuni punti dove sembra che la violenza debba scoppiare e invece poi no e la trama è sottilissima, e dove Fonda è purtroppo relegato ad un ruolo che si voleva carismatico ma che poi si rivela un fuoco di paglia e comunque molto poco sfruttato, a differenza di un James Stewart sempre sulla scena e dove il ruolo di pacifico agricoltore (non porta mai la pistola) gli si confà molto di più rispetto a quello di pistolero, bandito o personaggio d'azione in generale, e infatti è proprio lui la faccia "pacifista" e pulita del western americano dagli anni 50 ai 70.
Concludono il cast la bellissima e biondissima ex modella Brooke Bundy (qui al suo primo film) e l'altrettanto bionda, ma un po' sbiadita e più vecchia dei suoi 34 anni, Inger Stevens, che purtroppo si suicidò due anni dopo.

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