martedì 12 luglio 2022

"Ghost Town - La città maledetta" (1988) [recensione]

Mi sono imbattuto in questo sconosciutissimo B-movie (col senno di poi trovo miracoloso che sia stato edito in italiano) mentre cercavo ispirazione per qualche nuovo titolo particolare da vedere. Ghost Town è forse l’unico film al mondo a coniugare l’horror, il western e il cosiddetto neowestern. E lo fa malissimo, perché alla fine risulta essere un pastrocchio quasi indigeribile. A cominciare dalla storia che ha buchi enormi: il vicesceriffo Langley è alla ricerca di una ragazza scomparsa nel deserto e, appiedato da uno sconosciuto su un cavallo nero, si imbatte in una città fantasma del West dove i fantasmi dei vecchi abitanti sono rimasti intrappolati dalla maledizione di un pistolero chiamato Devlin. Nel peregrinare in mezzo agli edifici fatiscenti, Langley comincia a vedere e ad interagire con i fantasmi dei pionieri (il gambler, il maniscalco, la matrona, lo sceriffo, ecc.) finchè capisce che deve ammazzare Devlin per salvare la ragazza e liberare Cruz de Diablo dalla maledizione.
Scritta così la trama potrebbe essere interessante, il problema è che messa su pellicola diventa involontariamente comica. A tratti curioso, ad altri (più numerosi) noioso, Ghost Town vagheggia egli stesso nel limbo tra un B-movie guardabile e una ciofeca indefinibile, propendendo decisamente verso quest’ultima, affossato da una certa lentezza nel dipanarsi della storia, che resta costellata da situazioni da “mah” pur trattandosi di un horror. Il cattivo, poi, spicca tra tutti per essere uno zombi in mezzo a tutti gli abitanti del paese che invece sono “normali” fantasmi! Infine, c’è il “piccolo” dettaglio del trucco per uccidere i “fantasmi” cattivi, introdotto così male e così posticciamente che risulta essere l’unico appiglio per far andare avanti il film (nonché fa rischiare inutilmente la vita al vicesceriffo).
Veniamo alle pochissime cose positive: a mani basse vince l’ambientazione, forse la più bella e affascinante città fantasma del West che si sia mai vista persino nei western (devo ancora capire di quale set si tratta, se Old Tucson o un altro…), ben ripresa anche negli interni. Anche le scene prettamente western sono molto buone e in generale interessanti le sparatorie e le parti più movimentate (al netto dei revolver che sparano all’infinito e che si ricordano di scaricarsi solo quando serve per motivi di sceneggiatura) e, stranamente, anche gli effetti speciali sembrano di ottima fattura. Infine, il diamante in mezzo alla sabbia, il chioschetto di acqua e bibite in mezzo all’arido deserto: Laura Schaefer, attrice con soli tre filmetti all’attivo, che d’improvviso sbuca dal nulla per lasciare lo spettatore completamente stupefatto e a bocca aperta, fulminato da una bellezza fuori da ogni logica.

Nessun commento:

Posta un commento