È sempre una soddisfazione quando si scoprono dei buoni western al giorno d’oggi. In realtà ero partito positivamente prevenuto, perché con due mostri sacri come Pierce Brosnan e Samuel L. Jackson era praticamente impossibile che sarebbe venuto fuori un brutto film. Certo, qui non si sta parlando di Horizon di Kevin Costner, ma di un onesto e molto più modesto film, che sembra quasi un prodotto più da tv che da cinema. The Unholy Trinity narra la storia di un giovanotto che vuole vendicare la morte del padre uccidendo lo sceriffo di Trinity, solo che quest’ultimo è cambiato e il ragazzo viene quasi forzato dagli eventi e da altri personaggi a scoprire la verità sul conto del padre.
C’è quindi un intreccio che cerca di staccarsi dai soliti clichè del genere unendo un po’ di cose come una caccia all’oro, tradimenti, un sottofondo da giallo, e piccoli misteri familiari; ci sono personaggi un po’ da riempitivo (per esempio Q’orianka Kilcher nei panni di un’indiana Blackfoot) e altri con un po’ più di spessore, tra i quali ovviamente spicca Pierce Brosnan nei panni di uno sceriffo misurato e onesto (Brosnan col tempo è diventato una faccia da western perfetta ed è un immenso peccato che da quel capolavoro in poi di Caccia spietata abbia fatto solo quest’altro western – non contiamo la serie tv “The Son”), mentre Jackson mi è parso leggermente in ombra e poco ispirato nei panni di uno spietato ma, all’inizio, ambiguo ex schiavo; invece poco o nulla sembra essere d’interesse per quello che dovrebbe essere il protagonista, cioè il ragazzo (Brandon Lessard), che si muove più spaesato che altro in mezzo a gente di cui non sa se fidarsi o meno.
Visivamente The Unholy Trinity è un bellissimo western, che si muove tra il paesino e gli splendidi panorami – anche innevati – del Montana. Ha belle scene d’azione, con spari veri, bei costumi e una limpida fotografia. Non è un film perfetto, non è neanche ottimo a dire la verità, ma è un western onestissimo, movimentato, non annoia e non fa sbadigliare (e di sti tempi è tutto grasso che cola), non infastidisce cercando di fare il passo più lungo della gamba ma anzi si mantiene su una linea tra il classico nella regia e la ricerca di un po’ di originalità nella trama. Si potevano sfruttare meglio Brosnan e Jackson? Sicuramente sì, ma ormai in un western, se non sei Kevin Costner, mi sa che puoi fare poco per alzare l’asticella (e non so se è un male, perché molto spesso a provare a fare i fenomeni – e non mi riferisco a Costner, anzi non sto nella pelle per vedere i seguiti di Horizon – ne viene fuori una ciofeca, per esempio quell’oscenità con Nicolas Cage, Heather Graham e Stephen Dorff…) e quindi ci si deve accontentare. Ma quasi sempre Brosnan è una garanzia di qualità.
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