Chi pensa che il western a fumetti sia solo Tex Willer e, al massimo, Ken Parker, commette un errore grande quanto il Texas. Perchè se diamo un'occhiata fuori dalla nostra "amata" Italia ci accorgeremmo di alcune autentiche perle che spesso e volentieri superano (per varie ragioni) l'immarcescibile Tex.
È il caso di Durango, particolare fumetto western che è considerato non solo uno dei capisaldi del genere ma anche uno dei suoi capolavori, in particolare per quanto riguarda la famosa scuola franco-belga.
Nato nel 1981 dalla penna e dalla matita di Yves Swolfs, Durango Lang è il protagonista di questa serie western che deve tantissimo, tanto da non farne mistero, allo spaghetti western italiano, e non solo ai classici di Sergio Leone ma anche, e soprattutto, al Django e al Grande Silenzio di Corbucci. È infatti con un omaggio a quest'ultimo meraviglioso film che si apre la serie, nell'episodio intitolato I cani muoiono d'inverno, ed è da questo film che Swolfs è stato ispirato nella caratterizzazione del personaggio.
Durango è un pistolero di poche parole, disegnato sul modello di Silenzio del film sopra citato, e soprannominato "Peacemaker" per motivi che sono facilmente intuibili. Rimasto irreparabilmente ferito alla mano destra, Durango si allena a sparare con la sinistra ma soprattutto usare nel modo più rapido possibile la letale Mauser C96 (la stessa usata da Silenzio, un'altra analogia col film di Corbucci), una pistola semiautomatica comparsa a fine Ottocento, quando ormai il West era stato quasi completamente civilizzato e la frontiera era di fatto scomparsa, risucchiata nelle acque del Pacifico. Ed è proprio in questo periodo storico che si svolgono le avventure di Durango: Swolfs tratteggia un West crepuscolare, in particolare quelle zone dove la civiltà e il progresso ancora non sono giunti e si vive, si combatte e si muore esattamente come venti o trent'anni prima.
Dal punto di vista dei testi, le storie di Durango sono crude, cupe, violentissime. Il West di Swolfs non ha nulla del western classico, non per niente l'autore deve tutta la sua ispirazione al western italiano: niente buoni, solo cattivi che lo sono o di più o di meno di altri; niente onesti, solo persone che perseguono i propri interessi, senza chiedersi se i loro desideri e le loro azioni per esaudirli siano legali o legittime. Durango si muove tra il Wyoming, il Colorado e il Messico spagnoleggiante, dai monti e le praterie innevate ai villaggi di tre case sperduti nella fornace del deserto del Sudovest. Neanche a dirlo, i personaggi che lo accompagnano e gli antagonisti che lo osteggiano sono presi di forza dagli spaghetti western, sicchè è tutt'altro che raro imbattersi in guerriglieri messicani con la faccia di Tomas Milian o in avventurieri senza scrupoli disegnati sul personaggio di Douglas Mortimer di leevancliffiana memoria o su quello di Klaus Kinski.
Proprio i disegni sono il punto forte della breve serie: parlando dell'edizione in bianco e nero e in formato bonelliano (l'unica che finora sono riuscito a reperire), i disegni di Swolfs (per i primi 13 episodi, su 16 finora pubblicati - gli ultimi tre sono di Thierry Girod) sono semplicemente dei capolavori, risultato ancor più soprendente se pensate che ogni vignetta meriterebbe una lunga analisi solo per scoprirne tre quarti. Infatti il tratto e lo stile di Swolfs sono ultradettagliati, ma non solo: sono anche di un realismo incredibile, per cui ogni minimo elemento è curato con precisione maniacale. Armi, ambientazioni, personaggi, lo stile iperrealistico di Swolfs riesce anche a creare quella classica atmosfera per cui ti sembra di star vedendo un film, anche grazie al taglio delle vignette che è completamente sfalsato rispetto a quello classico di Tex (per cui un lettore abituato al Ranger potrebbe trovarlo confuso e spiazzante). Ma ciò volge in favore delle storie, che così acquistano un taglio più dinamico e meno canonico, e quindi meno noioso se vogliamo, o meno prevedibile. Le tavole di Swolfs (sia quando fa tutto da sè che quando scrive per Girod) sono piene zeppe di sparatorie, morti, proiettili e bossoli, sangue, polvere (da sparo e del deserto), sporcizia, caldo e freddo...
Girod, nelle ultime tre storie, non fa pesare molto il cambio di guardia: forse è appena meno dettagliato di Swolfs, ma mantiene il livello altissimo e sempre con il riconoscibilissimo stile franco-belga. Inoltre probabilmente è quello che si adatta meglio al formato ridotto, non perdendo di qualità o di chiarezza rispetto al formato originale.
In Italia la pubblicazione di Durango è molto frammentaria, soprattutto riguardo le prime edizioni. Agli inizi degli anni Ottanta il primo episodio fu pubblicato dalla rivista Metal, poi gli altri son passati su Lanciostory negli anni 90 e alla fine del decennio su L'Eternauta, a colori e di grande formato, che però ha pubblicato solo le storie numero 9, 10, 11, 12 e 13.
Dal 2011 Planeta De Agostini ha ricominciato da capo pubblicando quattro volumi da tre storie ciascuno, cartonati di grande formato e a colori. Linea Chiara (RW Edizioni) ha pubblicato il quinto volume l'anno scorso, mantenendo formato e grafica e sempre tre storie all'interno.
Nel 2012-2013 GP Publishing ha ripubblicato il tutto in 7 volumetti di formato bonelli e in bianco e nero con due storie per albo, troncando la serie al quattordicesimo episodio: la serie è stata ripresa dopo dalla Editoriale Cosmo, che ha pubblicato gli episodi 15 e 16 nell'albo numero 8, mantenendo però formato e grafica dell'edizione GP, così da non rovinare la collezione ai lettori.
Questa è la lista degli episodi:
1. I cani muoiono d'inverno
2. La forza dell'ira
3. Trappola per un killer
4. "Amos"
5. Sierra selvaggia
6. Il destino di un desperado
7. Loneville
8. Una ragione per morire
9. L'oro di Duncan
10. Gli sciacalli
11. Colorado
12. L'erede
13. Senza pietà
14. Un passo verso l'inferno
15. El Cobra
16. Il crepuscolo dell'avvoltoio
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