domenica 7 febbraio 2010

Un baule di racconti dal lontano West

Articolo di Giacomo Ioannisci su QUADERNI DI CINEMASUD n.2, 2008

tratto da INFERNO BIANCO BLOG


UN BAULE DI RACCONTI DAL LONTANO WEST
Intervista al regista e scrittore Stefano Jacurti


C'era una volta il West, quello delle praterie lontane oltre l'orizzonte, in cui l'immaginazione perdeva qualsiasi coordinata, finendo a fare a pugni con la fantasia più sfrenata. Un'idea di frontiera che ancora oggi esiste grazie al cinema e alla letteratura.
Stefano Jacurti studia la storia del west e la Guerra Civile Americana da oltre vent'anni. Nel 2007 con il suo primo film, "Inferno bianco", ha intrapreso un vero e proprio giro d'Italia per provare a dare nuova vita al genere western, mosso da una passione oltre ogni limite. Ha addirittura "ricostruito" un Oregon tutto particolare tra le nevi (e le bufere) delle montagne abruzzesi. Ma Stefano Jacurti adora essere on the road, sentirsi come uno di quei gringo che hanno popolato il suo immaginario adolescenziale. Ed ecco che lo ritroviamo di nuovo impegnato in un tour di presentazione, questa volta però della sua prima raccolta di racconti, "Il baule nella prateria" (www.eeditrice.com). Pagine dal sapore nostalgico, come se Stefano le avesse ritrovate dentro un baule, caduto da un carro di coloni e scoperchiato dal vento delle praterie. Nel baule c'è il vecchio selvaggio West.

Come nasce la tua idea di una raccolta di racconti western?
Nasce grazie alla passione che ho da sempre per il western. Ma anche dagli stimoli nati dall'incontro con tutte quelle persone che hanno la mia stessa passione.

Il libro è venuto prima o dopo "Inferno bianco"?
Prima, ma ho ripreso i racconti e con l'editore Stefano Termanini della Serel International ho portato a termine questa raccolta.

Quali sono i temi centrali?
Storie di uomini e donne nella dura lotta per la sopravvivenza in un mondo selvaggio.

Parlaci un po' dei singoli racconti
Un mezzosangue attende l'arrivo di un treno, qualcuno ha staccato un biglietto di sola andata, e il meticcio rivede la sua vita mentre l'orologio batte il tempo del destino e gira il tamburo della sua colt...
Un capitano nordista prima dell'ultimo assalto si presenta davanti alla tenda del suo colonnello, ha una richiesta da fare, ma non è una licenza...
Un vecchio spara alla sua immagine riflessa nello specchio in un saloon abbandonato: prima di sparire c'è ancora qualcosa da fare...
La banda degli apostoli terrorizza il Montana: sono dodici spietati fuorilegge, gli apostoli dell'inferno, ma un giorno qualcosa va storto...
Un gringo varca il Rio Grande e conosce la bellissima Chelo, un incontro che cambierà il destino di entrambi, mentre nell'aria è in arrivo la rivoluzione messicana...
Armonica e Jill si rivedono dopo tanto tempo, lasciamoli soli, hanno tante cose da dirsi...
E' il 1900 e il progresso è arrivato. Per chi sta ancora in sella non c'è più posto, così Eddie ha deciso di aprire il suo baule per l'ultima volta, ma in città è arrivato Sam Burton...

Qual è il messaggio principale che ti proponi di trasmettere?
Che non bisogna arrendersi mai, lottare fino a quando ne valga la pena, anche se non si sa come andrà a finire, l'importante è aver lottato.

Come nasce il titolo "Il baule nella prateria"?
Non posso parlare per tutti ma credo che molti, andando avanti nel tempo, vogliano conservare ciò che di bello hanno vissuto. Ho immaginato un baule che è caduto da un carro di coloni e nessuno se n'è accorto, così è rimasto nella prateria e dal baule fuoriescono i personaggi dei miei racconti. E' un baule che tra l'altro chiude la raccolta.

L'Abruzzo, la terra in cui hai girato "Inferno bianco", ha influenzato in qualche modo i singoli racconti?
Sicuramente. Con "Inferno bianco" ho vissuto un'esperienza indimenticabile in una regione così cinematografica per i grandi spazi e le bellezze naturali e se penso ad un vicino west ora non c'è più solo l'Almeria in Spagna. Il West mi attende in Abruzzo comprese altre zone, oltre al Gran Sasso, tutte da scoprire e che possono prestarsi per ambientazioni di vari generi. Ma l'Abruzzo lo conoscevo da molto tempo.

Quali sono state le maggiori difficoltà, considerando che una vera letteratura western ormai è quasi del tutto inesistente?
All'inizio scrivevo dei racconti sui forum, c'erano migliaia di letture dei miei pezzi ma nessuno si faceva vivo. Poi sono arrivati lettori e questo mi ha dato un grande stimolo.

Leggendoti si percepiscono i rumori, i silenzi, i nomi del vecchio west. Sembra quasi che tu l'abbia vissuto sul serio.
Non c'ero nell'Ottocento in America, però ci sono libri e le foto di quel periodo. Era un mondo selvaggio. Comunque, gran parte della società americana di oggi deriva dalla frontiera, una frontiera che ho sempre seguito. Il West era al tempo stesso un luogo tragico e avventuroso.

Quali sono le principali differenze tra "Inferno bianco" e "Il baule nella prateria"?
"Il baule nella prateria" è una sorta di piccolo giro nel genere western, si attraversano le atmosfere hollywoodiane e quelle del western nostrano, ma sono le scintille da cui si parte, poi nel libro prendo la mia strada. In "Inferno bianco", invece, l'horror va a prendere un caffè dal genere western e ogni tanto gli fa compagnia durante la vicenda legata ad inquietanti presenze tra le montagne innevate dell'Oregon.

Ci sono degli scrittori che ti hanno influenzato?
Louis L'Amour, Lansdale, ma anche il nostro Valerio Evangelisti.

Per il futuro te la sentiresti di dirigere uno dei tuoi racconti?
Magari! Chissà... sarebbe un altro bel sogno da realizzare!

Nessun commento:

Posta un commento