Il 2011, per quanto riguarda l'insegna del western, si apre come meglio non si potrebbe. Il 18 febbraio è uscito nelle sale l'atteso film Il Grinta, della coppia Coen e con un cast a dir poco stellare.
Il film, come dicono molti, in realtà non è il remake (almeno, non dichiaratamente tale) dello stesso Il Grinta del 1969 con John Wayne, bensì una nuova trasposizione del romanzo di Charles Portis True Grit (presente in questo blog col titolo Un vero uomo per Mattie Ross e riedito da pochi giorni da Giano col titolo Il Grinta). Quindi a mio avviso deve essere guardato tenendo a mente questo particolare ed evitare di fare paragoni col quarantenne predecessore.
La storia è quella di Mattie Ross (Hailee Steinfeld), quattordicenne ragazzina, che per vendicare l'uccisione del padre da parte di un cowboy di nome Tom Chaney (Josh Brolin) assume il marshal federale Rooster Cogburn (Jeff Bridges) a cui presto si associa anche LaBoeuf (Matt Damon), Texas Ranger anch'egli a caccia di Chaney.
Chaney si è unito alla banda di Lucky Ned Pepper (Barry Pepper) e scorazza per il Territorio Indiano rubando e rapinando.
Chaney si è unito alla banda di Lucky Ned Pepper (Barry Pepper) e scorazza per il Territorio Indiano rubando e rapinando.
I fratelli Coen propongono una sceneggiatura di una certa solidità e linearità, molto fedele al romanzo (tranne che in alcune parti, mentre molto è stato tagliato). Sfornano un western pieno di violenza, crudo e realistico ma non per questo banale, come ormai molti oggi pensano riguardo al western. Una visione cupa, noir se vogliamo, sia dell'ambientazione che dei protagonisti, ovviamente con un preciso riferimento a Rooster Cogburn, il marshal federale interpretato da Jeff Bridges.
Il paesaggio freddo e invernale, e la splendida fotografia che si adagia sugli stessi toni, danno al film una forte impronta pessimistica, come Cogburn che non è mai molto convinto del risultato della sua caccia.
La regia è concreta, lenta e posata nel primo quarto del film, poi via via più spedita e agile, più "western" e perfetta nelle scene d'azione.
Il cast dà una prova eccellente, non per niente la Steinfeld e Bridges sono stati candidati all'Oscar, insieme ad altre otto candidature (tra cui miglior regia, miglior sceneggiatura e miglior fotografia). Bridges è davvero al top in questo ruolo, vecchio e ubriacone, mezzo cieco e molto appesantito, brontolone e violento, offre una interpretazione fedele a quella del romanzo.
Hailee Steinfeld è bravissima nel ruolo della ragazzina rompipalle (nel romanzo lo è di più) ma decisa, pronta a un viaggio e consapevole di come questo possa concludersi; nonostante l'età ha una presenza scenica forte e c'è da scommetterci che farà carriera.
Matt Damon, Texas Ranger duro e fedele al suo lavoro, fa da contraltare a Bridges e anche lui farà un viaggio in cui si ritroverà a voler bene alla piccola Mattie, dopo averla osteggiata. E' a mio avviso un attore bravissimo (tra l'altro per il ruolo di LaBoeuf è perfetto, come la Steinfeld per quello di Mattie) che per il western è adattissimo.
Josh Brolin, infine, dopo aver smesso i panni di Jonah Hex nel bel recente film (che uscirà in dvd invece che al cinema), ha avuto un ruolo molto in ombra dove si vede poco ma che riesce a rendere la psicologia del bandito balordo e piagnucolone. Anche lui è un'eccellente faccia da western, un genere che per fortuna non ha mai disdegnato (Jonah Hex, Into the West, The Young Riders dove interpretava Wild Bill Hickok, come fece Jeff Bridges in Wild Bill).
Un ennesimo punto a favore va alla ricostruzione storica: armi (fedelissime in ogni loro particolare e utilizzo), abbigliamento (con una licenza poetica riguardo il distintivo dei Texas Rangers), scenografia.
Una pellicola di spessore, insomma, che spazza via l'intenzione di mitizzare il West e offre una vicenda d'azione, di violenza improvvisa o annunciata, ma anche di forza di volontà e di cambiamento.
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