Non sono molti i fumetti, e persino i film e i romanzi, ambientati nel West canadese dell’Ottocento. Tra i pochi, però, svetta Trent, una saga di otto episodi scritta da Rodolphe e disegnata da Leo tra il 1991 e il 2000.
Philip Trent è una giubba rossa della polizia a cavallo canadese, che viene spesso mandata in missione nei luoghi più solitari e selvaggi del West. Del suo passato sappiamo poco e nel corso degli episodi i suoi ricordi riemergeranno per evocare i momenti passati con la moglie. Trent non è una serie che un lettore rodato di western si aspetterebbe: difatti è incentrata più sulla drammaticità e sull’introspezione che sull’azione stile “cavalcate e sparatorie”. È, se vogliamo, una specie di Ken Parker francese, forse ancor più umanizzato, con un personaggio che si lambicca il cervello sulla sua vita passata, presente e futura, con passaggi a volte poetici, a volte malinconici, a volte ancora dolorosi.
Rodolphe non esagera, non spiattella e non mette più carne a fuoco di quanta ne serva, e per questo le sue storie sono non solo brevi e compatte ma anche leggere e altamente leggibili. E pur calcando la mano sulla psicologia di Trent, lo sceneggiatore non lesina una certa dose d’azione e, anche, di violenza, ben amalgamata nell’economia degli episodi, che restano comunque dei western puri, per trame, personaggi ed eventi. Episodi che tuttavia, pur nella loro semplicità, non rendono possibile riassumerne la trama in blocco, sia perché sono diversi l’uno dall’altro sia perché il filo conduttore è ciò che succede nella testa di Trent e nel suo conflitto interiore (sostanzialmente è uno solo, lo vedrete).
Leo, dal canto suo, è la vera magia di questa serie. Un disegno pulitissimo, nitido, estremamente adatto alle bellissime e suggestive ambientazioni. Le sue praterie, le sue distese innevate, le sue cittadine fangose, le sue montagne, i suoi fiumi, i suoi boschi, sono evocativi e realizzati alla perfezione. Anche gli interni mostrano un’accuratezza notevole, che si tratti di una costosa camera d'albergo o di una baracca semisepolta nella neve. Le scene d’azione sono vive, con qualche tocco di splatter, e in genere tutte le tavole sono costruite con un gran gusto della regia e delle inquadrature. Il colore è un altro tocco aggiuntivo verso l’eccellenza, ricco di sfumature (stupende le scene ambientate nei boschi) e con il rosso della giubba di Trent che spicca prepotente. Ma se lasciate vagare gli occhi su tutte le vignette noterete il lavoro davvero eccellente fatto con la colorazione (non so dire se opera dello stesso Leo).
In definitiva Trent è una serie che consiglio nel modo più assoluto. È un’occasione, se non altro, di respirare un po’ di quel West che spesso e volentieri viene snobbato: Leo (e i colori) ci permette di vivere davvero lungo le piste percorse da Trent.
Gli episodi che compongono Trent sono:
- L’uomo morto
- Il Kid / Il ragazzo
- Quando si accendono le luci
- La valle della paura
- Wild Bill
- Il paese senza sole
- Miss
- Il piccolo Trent
Le edizioni complete di cui sono a conoscenza sono due: quella edita da Lineachiara in quattro volumi di formato bonelli e in bianco e nero; e quella della Gazzetta dello Sport, collana “I capolavori del Western”, in quattro volumi di grande formato e a colori (copertine in basso). C’è poi un’edizione ComicArt come supplemento all’Eternauta: gli ultimi tre episodi sono a fascicoli completi a colori e i primi tre fanno parte della rivista “Eternauta & ComicArt”, dunque la collana è incompleta in quanto mancano gli ultimi due.
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